il progetto
Chi lascia solo chi? A cosa somiglia la vita sulla terra?
Un viaggio nel tempo (proprio e passato) attraverso l'incontro con i resti. Resti di case, residui di pozzi, tetti, dettagli di un'umanità scomparsa. Il poemetto 'Canti di un luogo abbandonato' nasce dall'ascolto delle voci di un popolo e di una cultura che non ci sono più, ma che è ciò da cui veniamo. Nasce dall'incontro con i ruderi, con quelle che una volta erano case e che ora sono con violenza riprese dalla natura, abitate talvolta di nuovo - ma da animali e piante. Nasce dall'abbandono, dall'irrequietezza di anime che sembrano non trovare pace nel vedere il proprio mondo spopolato. Nasce da una domanda che il presente pone: chi è che se n'è andato per davvero? Perché affinché un luogo sia disabitato, occorre prima averlo saputo abitare. E oggi, che l'abitare sembra così difficile, quasi impossibile, questa è una indicazione preziosa.
Il poemetto è la seconda parte di una trilogia la cui prima parte, 'Versi dell'abitare', è stata pubblicata con una prefazione di Fabio Pusterla sull'XI Quaderno di poesia contemporanea, ed. Marcos y Marcos – e si occupa della questione dell'abitare la terra da parte dell'uomo, e dunque della domanda 'come vivere?'. I Canti di un luogo abbandonato sono un incontro col disabitato e con l'assenza – che è sempre prendere in considerazione una presenza. L'ideale luogo di lettura del poemetto è un luogo abbandonato, meglio se 'rimangiato' dalla natura. Riabitare questi luoghi con le parole, con letture ad alta voce che creino una piccola comunità, fa parte di un progetto che vorrebbe mappare questi luoghi per creare una piccola geografia alternativa a quella usuale delle rotte certe e frequentate. Una geografia di posti che nel loro essere incompleti e stranianti sono speciali, e ci fanno delle domande. Il poemetto è stato presentato sia in luoghi abbandonati, che in teatri, festival, spazi non convenzionali o librerie, in cui la lettura è creata insieme al musicista e compositore Andrea Biagioli, che ha composto un’opera elettronica originale appositamente per i Canti.
nota sul volume: il libro è stato autoprodotto e realizzato graficamente con il lavoro di Anonima Impressori di Bologna, officina grafica e stampa d'arte. È stato composto e stampato con caratteri mobili e matrici in legno. Ne sono state realizzate 300 copie nella prima tiratura e 500 nella seconda, con diversa copertina e lavorazione grafica. Le copie sono numerate e assemblate a mano. Il libro non ha una distribuzione ufficiale e vuole tentare, per incamminarsi nel mondo, la via diretta dell'incontro con i lettori. Il libro ha ricevuto la menzione speciale Premio Marrazza e il Premio Carducci 2014
nota sull'autore: Azzurra D'Agostino ha pubblicato le raccolte di poesia D'in nci un là, I Quaderni del battello ebbro, 2003; Con Ordine, Lietocolle, 2005; D'aria sottile, Transeuropa 2011 – selezione Premio Viareggio; Versi dell'abitare, in XI Quaderno di poesia contemporanea, Marcos y Marcos 2012; Canti di un luogo abbandonato, SassiScritti 2013, Quando piove ho visto le rane – Premio Ciampi Valigie rosse (nuova edizione arricchita nel 2019). Nel 2016 ha curato insieme a Francesca Matteoni il volume Un ponte gettato sul mare, un’esperienza di poesia nei centri psichiatrici – Perda Sonadora Imprentas. Nell’autunno 2016 è la una raccolta antologica Alfabetiere privato per la collana gialla Pordenonelegge-Lietocolle e la traduzione dal tedesco, con Marianne Schneider, del un radiodramma su Hölderlin per Mimesis edizioni. Per bambini ha pubblicato gli albi Piccoli amori, Intervista alla felicità, Luce, Poesie della neve editi da Fatatrac e ha curato per Mondadori l’antologia esito dei suoi laboratori di poesia con i bambini Da grande voglio fare il poeta. Nel 2020 è uscito Il giardino dei desideri per DeAgostini Planet, il suo primo romanzo per ragazzi. Ha pubblicato interventi, racconti, poesie, su varie riviste e antologie. Scrive per il teatro e si occupa di organizzazione culturale. È presidente dell’Associazione Culturale SassiScritti, che ha fondato nel 2006, con la quale organizza da 10 anni il festival di poesia e musica indie-rock ‘L’importanza di essere piccoli’. Teatro e arti performative: da 10 anni fa parte del Libero Gruppo di Studio delle Arti Sceniche fondato da Claudio Morganti. Come drammaturga e poetessa ha scritto spettacoli per: Daria Deflorian, Teatro dei Venti, Teatro dell’Argine, Marco D’Agostin, compagnia di danza Menhir, Gabriella Rusticali. Dal gennaio 2019 collabora con Francesca Grilli al progetto di arte performativa Sparks, per cui ha curato la parte di parola (festival a Santarcangelo, Tallin, Leeuwarden (Olanda), Helsinki, Lubljana, Kortrijk, Leuven, Bergamo, Milano, L'Aquila (il tour è ancora in corso).
musicista: Andrea Biagioli, diplomato in composizione al conservatorio di Firenze e al conservatorio Santa Cecilia di Roma in pianoforte, ha studiato con Mauro Cardi e Beat Furrer, ha seguito master di Helmut Lachenmann, Ennio Morricone, Brice Pauset, Joshua Fineberg, ha composto musiche per spettacoli teatrali, per cortometraggi, ha prodotto come Antiphone (in duo con Massimo Giangrande) un Ep stampato in 300 esemplari su vinile. In passato ha composto brani per orchestra, coro e orchestra, diversi ensemble da camera e strumenti solisti. Ha autoprodotto un disco di newclassic piano di cui è autore e interprete. Dopo le esperienze formative in ambito accademico si dedica alla sua passione per la di sintesi del suono sia digitale che analogica e alla musica elettronica nelle sue varie declinazioni. Dal 2013 cura la sonorizzazione in live electronics della lettura ‘Canti di un luogo abbandonato’. Ha composto musiche per spettacoli di Alessandro Berti e Teatro dei Venti e ha lavorato come musicista in scena per vari artisti del teatro di parola, in particolare dal 2019 in tournée con lo spettacolo ‘Zero’ di Massimiliano Bruno. Fa parte del Libero Gruppo i Studio delle Arti Sceniche fondato da Claudio Morganti.
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Alla lettura è possibile abbinare il workshop di scrittura
AUTOBIOGRAFIA POETICA DEL PAESAGGIO:
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Abitate la casa e questa non crollerà, scriveva Arsenij Tarkovskij in una sua poesia. Ed è la poesia il linguaggio preferenziale per leggere, e anche esprimere, il nostro abitare la terra. Il procedere per immagini, per evocazioni e suggestioni, consente di farci riflettere e in qualche modo esperire in maniera più profonda il nostro abitare il mondo. L’incontro con la casa, quella familiare e quella che ci accoglie, quella che costruiamo e quella che attraversiamo per un breve tempo. Il paesaggio, l’ambiente, la città, la casa, sono elementi fondanti e centrali in qualunque biografia. Per tale ragione per poter scrivere di sé, un pezzettino di autobiografia dunque, indagare il pezzo di mondo in cui siamo inseriti diventa un modo ricco, perché apparentemente traslato, di leggerci e raccontarci. Con gli strumenti della poesia, leggendo testi di grandi autori ma anche attraverso giochi e esercizi nati intorno a questa forma d’arte, cercheremo la nostra voce e la forma di dire la nostra storia. Mettendoci nell’ascolto delle storie e delle voci altrui. L’autobiografia poetica del paesaggio è un laboratorio di lettura e scrittura poetica dove tutti, anche chi non pratica la scrittura, possono essere parte attiva e scrivere. Un modo per riflettere su di sé, un’occasione informale e creativa per scoprire il proprio mondo.
Cosa è: Un laboratorio di scrittura, approfondimento poetico, viaggio in sé e nell’altro attraverso la scrittura e la lettura creativa di poesia. Un modo diverso di stare insieme e conoscersi.
Per chi è: Per tutti. Non occorre avere pregresse esperienze di scrittura. Benvenute persone di qualsiasi professione ed età.
Tema portante: La propria autobiografia e la condivisione. Il punto di partenza ovvero lo sguardo iniziale da cui lavorare è come abitiamo il mondo, ovvero il luogo in cui si vive. Si andrà così a costruire una ‘autobiografia collettiva’ del paesaggio. Ciascuno potrà modulare a suo piacimento il tema e l’esito del percorso. Tutti porteranno a casa un proprio lavoro di scrittura e riflessione.
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Cosa si fa: Si legge, si ragiona e, su suggerimento e stimolo tramite letture mirate e esercizi, si scrive.
Cosa occorre: Bisogna portare una foto cara legata all’abitare, oltre a carta e penna. Chi preferisce, può scrivere su computer.
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